259° Anniversario della Fondazione – 23 agosto 2018

di Maurizio Coccia
pubblicato in “Foligno, bollettino della Pro Foligno”, anno 18°, n. 9, p. 7.

I Soci Ordinari dell’Accademia Fulginia, riuniti in Assemblea il 28 novembre 2017, ed il Magistero Accademico, nella seduta del 26 febbraio 2018, hanno deliberato di conferire il grado di Accademico d’Onore al dottore Luca Radi Presidente attuale della “Pro Foligno” per tributare il dovuto riconoscimento ad un’Associazione la quale svolse, durante la presidenza dell’avvocato Vinicio Mazzoli, un ruolo determinante nel favorire, il 31 giugno 1961, la rinascita della “Fulginia”.

Luigi Sensi durante la lettura del testo del diploma

Questo è il testo redatto sul diploma che il 23 agosto scorso in palazzo Trinci è stato letto da Luigi Sensi e consegnato appunto a Luca Radi da Boris Ulianich, presidente onorario della “Fulginia” e da Mario Timio, consigliere dell’Accademia e vice-presidente della “Pro Foligno”, alla presenza del sindaco di Foligno Nando Mismetti. Non casuale la scelta della data: il 23 agosto 2018 segnava infatti il 259° annuale della fondazione dell’Accademia Fulginia originaria.

Come si accenna nel dispositivo del diploma, la ricorrenza che, con Fabio Bettoni, Luigi Sensi e Lucia Bertoglio (rispettivamente presidente, vicepresidente e segretaria), la “Fulginia” ha inteso dallo scorso anno calendarizzare, è quest’anno un omaggio al ruolo svolto dalla “Pro Foligno” nella rifondazione dell’Accademia: «Il 21 aprile 1961 – spiega lo stesso Fabio Bettoni alla platea della Sala Rossa di Palazzo Trinci -, si riuniva il Consiglio Direttivo dell’Associazione “Pro Foligno” per discutere e deliberare in merito al seguente argomento: “Attuare in modo organico e definitivo una ‘Storia di Foligno’ dalle prime notizie storicamente certe sino all’Unificazione del territorio nazionale”. Il 13 maggio, si varava un Comitato per programmare il raggiungimento dell’obiettivo; era composto da: Feliciano Baldaccini, Tommaso Biondi, Francesco Botti, don Francesco Conti, Emilio De Pasquale, Giuseppe Galligari, Giovanni Lazzaroni, Francesco Mancini, Stefano Menicacci, Pietro Pani Buffetti, Maria Virginia Prosperi Valenti. Il 30 giugno, nasceva la Seconda Accademia Fulginia: Seconda, giacché la Prima aveva visto la luce il 23 agosto 1759 mantenendosi attiva fino agli anni dell’Unificazione».

Lucia Bertoglio ha sottolineato nella prolusione le prossime circostanze in cui “Fulginia” e “Pro Foligno” rinsalderanno i loro legami; tra le altre iniziative, ricorrendone i centenari, la valorizzazione delle figure del cartografo Vincenzo Maria Coronelli (1650-1718) e di Emilio De Pasquale e Feliciano Baldaccini, entrambi nati nel 1918.

A Boris Ulianich l’orazione di consegna, in parte centrata sulla figura di Radi e sulla “Pro Foligno”, in parte prodiga di utili suggerimenti: «Ho letto ammirato gli àmbiti di impegno e di lavoro di Luca Radi: con lui, la “Pro Foligno” ha ora il compito di proseguire il lavoro egregio compiuto in oltre cento anni di storia. Ammirazione profonda ha sempre d’altronde destato in me anche la vivacità associativa della città nel suo complesso. Esiste un coordinamento di tante attività? Semmai ne auspico la creazione; come invito Luca Radi a guardare alle origini del sodalizio che presiede: perché non accentuare quel taglio sociale che la “Pro Foligno” ha avuto sin dagli albori? Ricordo tra le maggiori iniziative le fondazioni dell’associazione “Croce Bianca” e della “Biblioteca Popolare Circolante”; perché non pensare oggi ad esempio a una scuola di Italiano per stranieri?».

Luca Radi durante il suo intervento

Luca Radi ha risposto sùbito con favore alle proposte di Ulianich: «Mi piacciono le sfide e aggiungo, oltre al necessario ritorno a una funzione sociale della Pro Loco suggerito dal professore, la necessità di innovare. Provengo dal mondo dell’impresa, nel quale solo chi innova sopravvive alla crisi; ciò che secondo me manca oggi è proprio un legame tra il marketing territoriale e i sodalizi di cultura come la “Fulginia”. Non vorrei più condividere la delusione di certi turisti milanesi che ho personalmente accompagnato a visitare la casa natale di Giuseppe Piermarini, trovandomi di fronte a un portone chiuso».

Nella seconda parte, presentata da Fabio Bettoni, il dialetto folignate cantato e recitato in poesia ha allietato la platea: «Non una parentesi “Pop” può dirsi questa, dacché la parlata locale è cultura e l’Accademia se ne è già ampiamente occupata» (e cita Giuseppe Tardioli, I poeti di Foligno oggi: il loro messaggio, in “Bollettino Storico della Città di Foligno”, VI, 1982, pp. 279-310). Franco Bosi ha auspicato una più stretta collaborazione tra le Accademie “Fulginia” e de Tribbiu” e ha letto poesie proprie. Sulla nervatura linguistica di Bosi, conclude Bettoni, hanno scritto in modi diversi Marcello Mongardo ed Elena Laureti; si rimanda ai volumi Fuligno in versi, editore Il Formichiere, e Da lu centru de lu munnu. Dalla parlata di Foligno alla lingua italiana, Centro di ricerche Federico Frezzi. Sono state lette anche poesie in dialetto di altri autori folignati: Giulio Giuliani (Le meràngole), Tullio Maggiolini (Li sette Sippurgri), Giovanni Polanga (Lu Tupinu), Stelio Albanesi (Fifone), Ruggero Cantoni (La fiera settembrina). Tra una lettura e l’altra, alcune poesie, come Fuligno mia di Bosi, sono state mirabilmente interpretate dalla voce e dalla chitarra di Roberto Piermatti.

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258° Anniversario della Fondazione – 23 agosto 2017

di Maurizio Coccia
pubblicato in “Foligno, bollettino della Pro Foligno”, anno 17°, n. 9, p. 15.

Nuove aggregazioni

Il tavolo della Presidenza

«Ci affacciamo alla Città con un’assemblea pubblica che era da tempo nei nostri progetti e che vogliamo far diventare un appuntamento annuale. Essere qui nella Sala del Consiglio comunale è attestazione che l’Amministrazione e le Associazioni culturali appositamente intervenute ci riconoscono come patrimonio cittadino». Così il 23 agosto, ricorrendo il 258esimo anno dalla fondazione, la professoressa Rita Fanelli Marini ha aperto a nome del Magistero il nuovo anno accademico del Sodalizio, inaugurando al contempo il triennio 2017/20 con i professori Fabio Bettoni e Luigi Sensi (rispettivamente alla presidenza e alla vicepresidenza) e la dottoressa Lucia Bertoglio (alla segreteria). Ma l’occasione è stata anche propizia per ufficializzare con una cerimonia (presenti quali Soci Onorari gli ex sindaci Maurizio Salari e Manlio Marini e quello in carica Nando Mismetti) i nuovi Soci Ordinari e Corrispondenti. A loro, i diplomi di aggregazione ideati dal grafico Michelangelo Augusto Spadoni. Ecco i nomi degli Ordinari: Matelda Albanesi, Giovanni Bosi, Emanuela Cecconelli, Elena Laureti, Pierluigi Mingarelli, Anna Maria Rodante, Paola Tedeschi; e dei Corrispondenti: Lia Barelli, Silvia Bosi, Luciana Brunelli, Maurizio Coccia, Giorgio De Petra, Marika Di Cesare, Annarita Falsacappa, Marta Gaburri, Marta Maffei, Angelo Menichelli, Roberto Nesci, Carlo Roberto Petrini, Veruska Picchiarelli, Benedetta Ricci, Franco Spellani, Alessandro Trinci, Ottaviano Turrioni.

L’Accademia e la Storia locale

Basta vedere l’elenco completo dei Soci o scorrere l’indice di un Bollettino Storico, ha poi aggiunto il presidente Fabio Bettoni nella sua prolusione, per comprendere come all’Accademia non interessino tanto i titoli, ma la probità intellettuale di chi vi partecipa. Il Sodalizio è dunque aperto e multidisciplinare, ma non trascura la qualità degli interventi e dei partecipanti. E i dati numerici delineano un certo cambiamento: con i 7 appena eletti, i Soci ordinari sono 47 (di cui 13 donne); i corrispondenti 112 (compresi i 17 nuovi). Le donne rappresentano circa un terzo degli accademici (ma tra i nuovi, sono oltre la metà) e questo è un segno di profonda cesura rispetto al passato (con l’eccezione di Battista Vitelleschi tra i “Rinvigoriti”, occorrerà aspettare il secondo Novecento per leggere un nome femminile tra gli accademici folignati). Ma non è l’unico. «Se il 23 agosto del 1759 rappresenta un richiamo storico a cui legare la ricorrenza di quest’anno, la data non funge tuttavia da richiamo ideale. Diverse – continua il presidente Bettoni, che ha arricchito la prolusione con una storia dell’Accademia e del suo ruolo nell’attuale contesto locale e nazionale -, sono infatti oggi le accademie ancora vitali: solo per rimanere in Valle Umbra non si possono dimenticare la Properziana di Assisi, la Spoletina (già degli Ottusi), oltre ai più giovani sodalizi di Bevagna e Montefalco. Ma anche quando tramandino nel nome radicate tradizioni, mutati sono ormai gli àmbiti di ricerca. La stessa Fulginia nasce come accademia meramente letteraria, e quanto difficile appare oggi il suo primitivo intento di stendere “una completa Storia della Città”; oggi che sappiamo come quello della Storia locale sia “il terreno più fragile” su cui cimentarsi (per dirla con le parole di Giuseppe Ricuperati): “Fragile”, perché “nel pensarla possono prevalere confini mentali condizionati da una fantasia povera di avventura” (G. Ricuperati, in Storia e piccole patrie, Pesaro, 2017, p. 165). Eppure, terreno necessario da battere, perché quello su cui si spende la vita quotidiana. Così la Fulginia, nel suo lungo processo di trasformazione, è oggi chiamata alla cura e alla sistemazione di tutti quei frammenti sedimentatisi in 258 anni di Storia locale».

L’obiettivo, ha concluso Bettoni, è interrompere quella che il noto storico Eric Hobsbawm ha definito ne Il secolo breve una “distruzione dei meccanismi sociali che connettono l’esperienza dei contemporanei a quella delle generazioni precedenti”, per cui la “maggior parte dei giovani alla fine del ‘900 è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono”.

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