Recensione di Maurizio Coccia al volume (supplemento n. 17 al Bollettino Storico della Città di Foligno) che raccoglie gli Atti del Convegno di Studi che si tenne in Foligno e in Montefalco nel 2017 durante la VII edizione di Festa di Scienza e di Filosofia.
Pubblicato sul n. 34 del 11 ottobre 2020 (anno 135) della Gazzetta di Foligno (pag. 6).
Il libro “Ricordando Lutero a 500 anni dalla pubblicazione delle Tesi” presenta gli Atti del Convegno di Studi che, a proposito delle “95 Tesi” sulle Indulgenze fatte conoscere nel 1517 dall’agostiniano sassone Martin Luther (1483-1546), si tenne in Foligno e in Montefalco nel 2017 durante la VII edizione di Festa di Scienza e di Filosofia. L’iniziativa fu ideata e coordinata da Boris Ulianich, emerito della Federico II di Napoli e presidente onorario della Fulginia, il quale ha raccolto gli studi in uno dei Supplementi (n. 17) al “Bollettino Storico della Città di Foligno” (ISSN 1121-6425).
In apertura del libro, Lucia Felici, dell’Università di Firenze, illustra il cammino teologico di Luther verso le Tesi dal 1513/14; il motivo, la cosiddetta indulgenza maguntina, che lo spinse ad enunciarle nel ’17; e n’espone i contenuti. Si trattò di una “protesta”: contro gli abusi intorno alle indulgenze, e contro le indulgenze in sé. A sua volta, Franco Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana (MI), esamina tre cardini della riflessione teologica di Luther: libertà (evangelica), giustizia (quale dono misericordioso di Dio/Cristo) e croce (Cristo crocifisso/fede salvifica). Specificamente sulla libertà del cristiano scrive Sergio Rostagno, teologo e pastore valdese, il quale verifica la congruenza del pensiero di Luther con due nozioni basilari della teologia cristiana: l’incarnazione della parola di Dio e l’invio dello spirito nel mondo. Questo, che si può considerare il primo segmento degli Atti, si conclude con il contributo della metodista Silvana Nitti, storica del Cristianesimo alla Federico II di Napoli, sul quale torneremo in fine.
In un secondo spaccato del libro, il biblista Fortunato Frezza, accademico Fulgineo, interviene su Luther e la lingua della Bibbia, della “sua” Bibbia: a proposito della traduzione lutheriana del 1522. Frezza rintraccia “i criteri direttivi” che mossero il Traduttore, dicendolo “vincolato alla lettera”, “avveduto”, animato da “una tensione estrema verso un cristocentrismo totale”. Frezza intreccia l’analisi su fede, opere e giustificazione con la “riflessione meditata e discussa” nella quale si sono attivati dall’inizio del Novecento teologi protestanti e cattolici. La visione pastorale di Luther e il suo ruolo innovatore in ambito liturgico sono oggetto dei contributi, rispettivamente, di Stefano Cavallotto, docente a Roma/2, e di Michele Cassese, dell’Istituto di Studi ecumenici di Venezia. Cavallotto vede in Luther “un solerte e attento pastore d’anime”. Cassese propone un Luther pastore “illuminato”, in ciò riprendendo Gerard Ebeling (1997); ne ricorda gli scritti liturgici e, della visione e pratica liturgiche in Martin, approfondisce intenzioni, modalità e substrato teologico. Del resto, su quale fosse l’idea di chiesa del Sassone si diffonde Paolo Ricca, teologo valdese: l’interesse di Martin non fu la chiesa, ma l’Evangelo nella chiesa, una “comunità cristiana” che doveva ritrovare “nell’Evangelo della grazia di Dio e della libertà del cristiano la ragione della sua esistenza e della sua missione nel mondo”. Bibbia, pastoralità, liturgistica, ecclesiologia; e, poi, mariologia, vista quest’ultima da Emanuele Fiume, pastore valdese e storico della Riforma. La sua tesi di fondo: al tempo di Luther, la comprensione teologica di Maria non era un tema centrale di confronto-scontro tra cattolici e protestanti; tuttavia, il Riformatore aveva chiara la necessità (storico-teologica) di “ricollocare” la Madonna nella sua veste di “credente al servizio umile dell’opera della redenzione”.
Un terzo segmento degli Atti concerne il dialogo filosofico di Fiche, Hegel e Schelling con il Sassone e la Riforma, e, insieme, guarda al “travaso creativo” da Luther e Riforma sul “trio” dell’idealismo tedesco. In merito, Francesco Donadio, storico della Filosofia già alla Federico II, pone una premessa: Luther rifiuta il pensiero astratto-speculativo della tradizione medievale fondato sul paradigma della teologia naturale, per abbracciare quello cristologico fondante un pensiero storico-concreto; e proprio i tre “classici” avrebbero fatto tesoro delle “idee seminali” gettate dal teologo sassone. E veniamo alla già menzionata Nitti. Ella introduce nel libro la storia politica e la storia sociale, rileggendo in due contributi i rapporti di Luther con il potere politico e con la rivolta dei contadini nella Germania del 1525 che il Riformatore condannò duramente. Si dedica perciò alla dibattuta “teoria dei due regni” (mondo/spirito); e si contrappone ad Engels e Marx che videro nel grande movimento di rivolta sociale “l’evento più radicale della storia tedesca”.
Un libro fondamentale, dunque; concluso da Ulianich. Lo storico ripercorre (sul tempo lungo) i rapporti della chiesa cattolica con Luther e la Riforma, muovendosi nella dimensione analitica e nella prospettiva apostolica di Bergoglio, ovvero nel segno di una “diversità riconciliata”.
Maurizio Coccia