I Fondatori

a cura di Fabio Bettoni e Roberto Tavazzi
note araldiche di Anna Maria Rodante

Signori XII del Collegio dell’Accademia Fulginia
XII. Viri Academiae Fulginiae Conservandae

23 agosto 1759

  1. Sig. Abate Gianfrancesco Roncalli
  2. Sig. Marchese Pietro Vitelleschi
  3. Sig. Giambattista Roncalli Benedetti
  4. Sig. Domenico Giusti
  5. Sig Canonico Antonio Bucciari
  6. Sig. Gianfrancesco Bolognini
  7. Sig. Marchese Giustiniano Cavaliere Vitelleschi
  8. Sig. Feliciano Cavaliere Gerardi
  9. Sig. Abate Girolamo Morotti
  10. Sig. Claudio Seracchi
  11. Sig. Abate Giovanni Mengozzi Sammarinese
  12. Pad. Maestro Antonio Prosperi Minor Conventuale

v. Leggi dell’Accademia Fulginia, In Fuligno Presso Feliciano, e Filippo Campitelli Stampatori Vescovili e Accademici, 1760

Abbreviazioni
Baldaccini-Menichelli = F. Baldaccini, Annali tipografici di Foligno (1547-1860), testo poligrafato s.d., in aggiornamento a cura di A. M. Menichelli, consultabile nella BCF
Bettoni-Marinelli = F. Bettoni, B. Marinelli, Foligno. Storia, Arte, Memorie nel Centro Antico, Foligno, Orfini Numeister, 2018
B[r]DSPU = “Bollettino della [regia] Deputazione di Storia Patria per l’Umbria”
BSCF = “Bollettino Storico della Citta di Foligno”
PR = “Proposte e ricerche. Economia e società nella storia dell’Italia centrale”
ASCF = Archivio Storico Comunale di Foligno
BCF = Biblioteca Comunale “Dante Alighieri” in Foligno
CaRiFo = Cassa di Risparmio di Foligno
SASF = Sezione di Archivio di Stato di Foligno

Giovanni Francesco Roncalli

SASF, ASCF, 257, Luglio 1770 – Giugno 1775
Gianfrancesco Roncalli. Terziere di Sopra

In campo rosso, torre d’argento colmata, dalla cui porta esce un fiume, che perpendicolarmente interseca tre fasce d’argento in burella. Sopra l’elmo un’Aquila nascente.
(BCF, A. Barnabò, ms. F-54-4-92, c. 12r, n. 36, Roncalli)

Giovanni Francesco Roncalli (Ω 1780), figlio di Lodovico di Decio (figlio naturale legittimato di Pietro di Giovanni Martino), folignate di casato mercantile originario di Bergamo (Giovanni Martino tra 1585-91 si stabilì in Foligno) assurto al rango patriziale con un percorso istituzionale che sarebbe iniziato nel 1643 (con Pietro, figlio di Giovanni Martino, Priore Novello, cavaliere gerosolimitano) per culminare nel 1675 con l’aggregazione al Consiglio generale; Giovanni Francesco, qualificato come abate, era cugino primo di Giovanni Battista Roncalli Benedetti (infra). Consigliere comunale a vita, nel 1748 (19 ottobre), era nominato, in rappresentanza dell’Ordine dei Nobili, membro della prefettura delle Acque appena istituita dalla Sacra Congregazione delle Acque, e vi svolse anche funzioni di suddelegato (1750) e di pro-delegato (1777-78); nel 1767 (2 dicembre), promulgava, a nome della Magistratura Priorale, il massimo organo esecutivo del Comune, il Regolamento per le publiche scuole. Nel 1775 (16 settembre), propose al Consiglio generale ed ottenne che il massimo consesso rappresentativo di Foligno decretasse la cittadinanza onoraria a don Giovanni Mengozzi (infra), professore di Belle Lettere e accademico Fulgineo. Nel 1776 (14 settembre), arrengò in Consiglio generale per il ripristino delle antiche ripartizioni della città in rioni (diciassette), il che fu approvato sia pure in numero ridotto a 12; contestualmente si diede corso all’attivazione di una serie di sedili semiellittici in cotto o canapè (80) da costruire sul circuito del muro urbico adiacente al campo detto di Francalancia retrostante il monastero di Santa Caterina che da lì in avanti sarebbe stato denominato dei Canapè (l’Abate acquistò il sedile n. 77). Allorché giunse in Foligno il nuovo vescovo Gaetano Ginanni (5 aprile 1778), fu uno dei protagonisti della solenne accoglienza capeggiando la deputazione consigliare degli Ambasciatori composta, oltre che da lui, da Giovan Francesco Bolognini (infra), Angelo Gregori, Angelo Nuti nelle loro rispettive carrozze. Intanto, dal 1760 in qualità di governatore, reggeva le sorti dell’Ospedale “San Giovanni Battista” in via della Fiera, e avrebbe tenuto il mandato fino al 1780, anno della sua morte.

Foligno, Palazzo Roncalli poi Ercoli, Sala di Apollo (foto: www.salaapollo.it).

Una sala presenta la volta decorata a stucco, che incastona al centro una tela raffigurante Apollo, in un contesto iconografico tardocinquecentesco. Il dipinto è attribuito a Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, mentre gli stucchi sono assegnati all’artista ticinese Francesco Silva. Le notizie sulle vicende costruttive del palazzo sono scarse, ma la completa definizione dell’edificio si può assegnare alla seconda metà del Seicento (Bettoni-Marinelli, p. 28).

Socio, con l’appellativo di Indurito, dell’Accademia dei Rinvigoriti (Academicorum Civitatis Fulginiae Coetus), come si legge sul Catalogo accademico redatto nel 1719; socio dell’Accademia degli Agitati (Agitatorum Civitatis Fulginiae Coetus, notizie 1721-49) che aveva il proprio mèntore nel cardinale Alessandro Albani (1692-1779, nipote ex-patre di Clemente XI), ed era “sub auspiciis divi Thomae Aquinatis”; poeta arcade, con l’appellativo di Scribonio Sellineo, annoverato in Arcadia durante la custodia generale di Giuseppe Michele Morei (1695-1767) e iscritto in un periodo compreso tra il 1743 e il ’66; Roncalli, il 27 gennaio 1760, nella sua qualità di prencipe (presidente) tenne l’orazione inaugurale della Fulginia dal titolo Quanta utilità rechino alle città le accademie e le belle lettere (v. l’articolato commento di F. Bettoni, Albori accademici. A mo’ di postfazione, in G. Biancani, De Diis Topicis Fulginatium Epistola, ristampa anastatica, edizione a cura di E. Laureti, Foligno, ArcheoClub Foligno e Centro di ricerche Federico Frezzi, 2014, pp. 183-193). Due anni dopo, il 28 gennaio 1762, leggeva, durante la pubblica sessione accademica d’inizio anno (che si teneva nella sala del Consiglio detta dei Decurioni nel palazzo Priorale), la De Diis Topicis Fulginatium Epistola di Giacomo Biancani (Tazzi) firmata dal suo autore con la data del 4 settembre 1761 in Bologna, e appena stampata dalla stamperia folignate dei Campitelli. Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, il Nostro, stando a ciò che si conosce, avrebbe composto un solo sonetto pubblicato con i Componimenti poetici per le nozze degl’illustrissimi signori Decio Degli Onofri e Maddalena Montogli […], Foligno, Campana, s. a. Nel loro insieme, questi pochi cenni attestano il ruolo eminente che Roncalli incarnò nel corso della sua esistenza. Con proiezioni esterne che sono tutte da approfondire. Qui basti ricordare che Pietro Metastasio (1698-1792) gli dedicò Artaserse, il dramma per musica appena uscito in Roma (1762) da rappresentarsi nel Teatro dell’Aquila di Foligno durante il carnevale del 1763 (Foligno, Campana), con musica di Niccolò Piccinni.

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; A. Messini, Il fiume Topino e la Bonifica idraulica del Piano folignate attraverso i secoli, Foligno, Sbrozzi per Consorzio idraulico del fiume Topino, 1942, pp. 67-78; B. Lattanzi, La famiglia Roncalli, in BSCF, III, 1979, albero; G. Metelli, Il regime oligarchico a Foligno dall’ascesa alla decadenza, in BSCF, XIII, 1989, p. 294, nota 25; F. Bettoni, Palii ed immagini, in Giostra della Quintana di Foligno: palii ed immagini, Foligno, ed. Diadema per Ente Autonomo Giostra della Quintana, 1996, pp. 30-31; B. Marinelli, Circo de’ Canapè di Fuligno. Divertimenti straordinari: carriere, tombole e fuochi d’artificio, Foligno, Biblioteca Comunale di Foligno, 1997 (Strenna annuale); Idem, Palazzo Roncalli, in Residenze Folignati, Foligno, CaRiFo, 1997, s.n.p; B. Lattanzi, Storia di Foligno, III, Dal 1439 al 1797, II, 1559-1797, Roma, IBN Editore, 2000, passim; M. Sensi, Giovanni Mengozzi erudito ecclesiastico di San Marino umbro di adozione (1726-1783), Foligno-Colfiorito, Sagra della Patata Rossa, 2000, pp. 14-15; P. Tedeschi (a cura di), Priori o governatori dell’Unione degli ospedali di Foligno (1499), poi (1510) dell’Ospedale di San Giovanni Battista della Pietà alle Logge, in F. Bettoni (a cura di), Ospitare, curare, sovvenire, recludere. Ospitali nella storia di Foligno, Foligno, Edizioni Orfini Numeister, 2011, p. 537; E. Laureti, Foligno. Storia e storie del parco dei Canapè, in T. Ravagli et Alii (a cura di), Patriarchi verdi. Itinerari in Valle Umbra, Spoleto, Comunità montana dei Monti Martani Serano e Subasio, 2015, pp. 209-221; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

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Pietro Vitelleschi

SASF, ASCF, 249, Luglio 1730 – Giugno 1735
Stemma della famiglia qui utilizzato per Giustiniano Vitelleschi. Terziere di Sotto.

Campo diviso perpendicolarmente, a destra in campo d’oro con un Vitello azzurro, a sinistra in campo azzurro con un Vitello d’oro, il caposcudo partito perpendicolarmente, a destra in azzurro tre Gigli d’oro, a sinistra in campo rosso tre Gigli d’oro.
Sopra l’Elmo mezzo Vitello d’oro con il motto “absit perpetuum iugum”. Nel caposcudo di rosso Croce di Malta d’oro.
(BCF, A. Barnabò, ms. F-54-4-92 c. 13v, n. 47, Vitelleschi).

Pietro [Baldassarre] Vitelleschi (notizie 1719-62), figlio di Giustiniano, folignate, appartenente a casato già ascritto al ceto patriziale nel Quattrocento, poi fregiantesi del titolo marchionale sul castello di Rigatti, feudo antico in Sabina (oggi in comune di Varco Sabino) che, con autorizzazione chirografata dal papa Clemente XI, i Vitelleschi acquistarono nel 1715 dai marchesi Sacchetti. Gentiluomo di Camera e Cavaliere della Chiave d’Oro dell’Elettore di Baviera (onore riservato a soggetti “titolati o di gran nobiltà”, secondo quanto si legge nei Ritratti historici di Gregorio Leti 1689), Pietro, per quel poco che al momento si conosce, dovette essere un autorevole esponente delle Istituzioni civiche. Membro dell’Accademia dei Rinvigoriti/ Academicorum Civitatis Fulginiae Coetus (Delfico), come risulta dal relativo Catalogo pubblicato nel 1719; annoverato in Arcadia nel 1725, durante la custodia generale di Giovan Mario Crescimbeni (1663-1728);  Pietro partecipava nel 1725 alla raccolta delle Rime di uomini illustri in morte di Maria Battista Vitelleschi da Foligno (Campana, Foligno), con un sonetto che inizia con il verso: Chi è costei, che di gramaglia ornato. Di altre composizioni, al momento, non abbiamo notizie. Probabilmente in contemporanea con la milizia Rinvigorita, Pietro fu socio dell’Accademia degli Agitati (Agitatorum Civitatis Fulginiae Coetus) (notizie 1721-49) che aveva il proprio mèntore nel cardinale Alessandro Albani (1692-1779, nipote ex-patre di Clemente XI), ed era “sub auspiciis divi Thomae Aquinatis”. Nella biblioteca del nostro Fulgineo, l’abate Pietro Canneti, in procinto di pubblicare la propria Dissertazione apologetica (1723, e poi ’25, Campana, Foligno) sul Quadriregio di Federico Frezzi, ebbe modo di consultare un codice di quel poema. Pietro rimase nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae dalla fondazione del Sodalizio, il 23 agosto del ’59, al 1762 quando si dimise per motivi non attestati dalla letteratura. Nel frattempo, dal 1761, aveva svolto il ruolo di Assessore dell’Accademia. Pietro era zio di Giustiniano (infra), in quanto fratello del primogenito Vitelleschi, il cavaliere Ottavio, padre di quest’ultimo, titolare delle prerogative marchionali e a suo tempo accademico Rinvigorito (Larisso Numeto).

Foligno, via A. Gramsci, Palazzo Vitelleschi.

L’attuale edificio è il risultato di una ristrutturazione realizzata nella seconda metà del Seicento ed in seguito rimaneggiato, costituendo una complessa vicenda che ha interessato i due palazzi limitrofi.
Il piano nobile del palazzo Vitelleschi, oggi sede della Valle Umbra Servizi spa), presenta nell’atrio un’epigrafe celebrativa delle imprese del cardinale Giovanni Vitelleschi che, in qualità di legato del pontefice Eugenio IV, nel 1439 sconfisse l’esercito dei Trinci e ripristinò nel territorio di Foligno il governo della sede apostolica, e, in varie sale, decorazioni di autore sconosciuto eseguite nel sesto-settimo decennio del Seicento, con le storie dei personaggi biblici Giuseppe, David, Salomone e Mosè (Bettoni-Marinelli, p. 146).

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; E. Filippini, L’Accademia dei “Rinvigoriti” di Foligno e l’Ottava edizione del “Quadriregio”. (Studio storico larganente documentato), I, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1911, p. 247, nota: questo è il titolo del frontespizio; la copertina reca: Idem, Un’Accademia umbra del Primo Settecento e l’opera sua principale. (Studio storico larganente documentato), I , Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1911; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; Ritratti historici, o vero, Historia dell’Imperio romano in Germania, parte seconda, opera di G. Leti fatta stampare dal suo autore a proprie spese in Amsterdamo (sic) nel 1689, p. 150; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; G. Metelli, Il regime oligarchico a Foligno dall’ascesa alla decadenza, in BSCF, XIII, 1989, p. 294, nota 25; B. Lattanzi, Storia di Foligno, III, Dal 1439 al 1797, II, 1559-1797, Roma, IBN Editore, 2000, passim; L. H. Zirpolo, Ave Papa/Ave Papabile: The Sacchetti Family. Their Art Patronage, and Political Aspirations, Toronto,  Centre for Reformation and Renaissance Studies, 2005, p. 140; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

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Giovanni Battista Roncalli Benedetti

ASCF, SASF, 260, Luglio 1785 – Giugno 1790
Lo stemma si presenta in questo modo, ma è afferente a Domenico Roncalli di Giovan Battista.

Scudo partito perpendicolarmente. A destra l’arme della Famiglia Benedetti, a sinistra l’Arme della Famiglia Roncalli.
(BCF, A. Barnabò, ms. F-54-5-69, c. 17r, n. 190, Roncalli Benedetti).

Giovanni Battista Roncalli Benedetti (1694-1760), figlio di Pietro di Decio (figlio naturale legittimato) di Pietro di Giovanni Martino, folignate di casato mercantile originario di Bergamo (Giovanni Martino tra 1585-91 si stabilì in Foligno), assurto al rango patriziale con un percorso istituzionale che sarebbe iniziato nel 1643 (con Pietro, figlio di Giovanni Martino, Priore Novello, cavaliere gerosolimitano) per culminare nel 1675 con l’aggregazione al Consiglio generale, era cugino primo di Giovanni Francesco Roncalli (supra), e aggiungeva il cognome del casato patriziale (dal 1550) dei Benedetti avendo sposato Camilla di Giacomo Benedetti. Dottore in utroque iure, consigliere comunale a vita (dal 1719), titolare delle cariche pubbliche connesse al grado nobile e al ruolo consiliare, amministratore non troppo specchiato del Sacro Monte della Pietà (1746), Giovanni Battista fu attivo anche nel campo economico (v. infra, la voce Claudio Seracchi). Nel 1715 risultava socio dell’Accademia dei Rinvigoriti (lo Sterile o il Pacifico), quindi, e a quanto pare in contemporanea, socio dell’Accademia degli Agitati (Agitatorum Civitatis Fulginiae Coetus, notizie 1720-49) che aveva il proprio mèntore nel cardinale Alessandro Albani (1692-1779, nipote ex-patre di Clemente XI), ed era “sub auspiciis divi Thomae Aquinatis”. Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, tra il 1715 e il 1734 scriveva un buon numero di testi poetici come si vede in B. Marinelli alla voce Giovanni Battista Roncalli, in www.centrostudifrezzi.it.

Foligno, via G. Mazzini, Palazzo Benedetti, già Zacchei.

Dimora degli Zacchei già all’inizio del Cinquecento, è divenuto una delle residenze dei Benedetti alla metà del secolo successivo, ed ha costituito poi tra Sette ed Ottocento, estintisi i Benedetti nei Roncalli, la residenza principale dei Roncalli Benedetti. Merita rilievo, nel secondo cortile, un ninfeo con due ritratti (Eschilo; un giovane) di età romana: pezzi, forse, della ricca collezione archeologico-numismatica di Natalizio Benedetti (1559-1614), andata pressoché completamente dispersa. Sull’architrave delle finestre del piano nobile: il sole, le stelle e la fiamma, elementi araldici dello stemma Benedetti.
(Bettoni-Marinelli, p.118)

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; B. Lattanzi, La famiglia Roncalli, in BSCF, III, 1979, albero; G. Metelli, Il regime oligarchico a Foligno dall’ascesa alla decadenza, in BSCF, XIII, 1989, p. 294, nota 25; M. Sensi, Visite pastorali della Diocesi di Foligno. Repertorio ragionato, Foligno, Diocesi di Foligno, 1991, pp. 284-285; B. Marinelli, Delle dimore della famiglia Benedetti, in BSCF, XIX, 1995, albero; Idem, Palazzo Roncalli, in Residenze Folignati, Foligno, CaRiFo, 1997, s.n.p;  B. Lattanzi, Storia di Foligno, III, Dal 1439 al 1797, II, 1559-1797, Roma, IBN Editore, 2000, passim; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

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Domenico Giusti

SASF, ASCF, 254, Luglio 1755 – Giugno 1760
Domenico Giusti. Terziere di Sopra

In campo d’azzurro due Tigri d’oro che sostentano un busto umano di fronte con sopra una Stella d’oro. Sopra l’elmo mezzo Leone d’oro che sostiene una spada d’argento. 
(BCF, A. Barnabò, ms. F-54-4-92, c. 11r, n. 28, Giusti.

Domenico Giusti (1699-1770), folignate, di casato civile (i Giusti erano aromatari ancora nella prima metà del Seicento) assurto nel 1675 al grado di Consiglio e dunque di nobiltà patriziale, Domenico, rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, svolse il ruolo di assessore nell’anno fondativo 1759, di prencipe (presidente) nel 1760 e di censore nel biennio 1761-62.

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; a Giusti sono riconosciuti cinque componimenti poetici stando al profilo biografico dovuto a B. Marinelli, Domenico Giusti, in www.centrostudifrezzi.it; G. Metelli, L’esercizio della aromateria a Foligno in età moderna come rilevante fattore di promozione sociale, in PR, XXX, 2007, 59, p. 186; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

Foligno, via Umberto I, Palazzo Giusti Orfini.

Importante edificio di carattere manieristico-barocco edificato tra fine Cinquecento e primi Seicento. Ristrutturato sul calare del Seicento – sulla ringhiera del balcone è impresso l’anno 1693 (o 1699?) – da Felice Tucci per conto dei Giusti, il cui stemma in pietra spicca sul portale, è passato poi progressivamente agli Orfini (1799-1811) che ne hanno mantenuto la proprietà fino a Novecento inoltrato. All’interno, conserva cicli decorativi riferibili all’ultimo Seicento, distribuiti in molti ambienti del piano nobile. Quasi tutti gli affreschi riproducono, da incisioni, opere di Nicolas Poussin, Annibale Carracci, Giovanni Lanfranco, Pietro da Cortona, Simon Vouet, Albert Clouwet. Si ignora il nome del pittore, finora indicato come “decoratore eugubino ca. 1680-90”. Affreschi anche nella volta del primo pianerottolo, in cui figura dipinto lo stemma dei Giusti accompagnato rispettivamente (dalla sinistra in basso) da quelli dei Gentili, Cantagalli, Bonavoglia e Barnabò. Il palazzo ebbe funzioni di rappresentanza istituzionale, fu sede di circoli ricreativi e, dal 1905 al 1919, ospitò la “Società Pro Foligno”. (Bettoni-Marinelli, p. 75)

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Antonio Bucciari

SASF, ASCF, 228, Marzo-Aprile 1609.
Lo stemma qui riprodotto attiene a Gio. Battista Bucciari, quinto Priore.

D’argento al cespo fogliato di verde, recante in centro infiorescenti di rosso, legato da una ritorta del medesimo, con sopra un serto di verde.

Antonio Bucciari (notizie 1720-62), folignate, canonico capitolare dell’ottavo canonicato in cattedrale, partecipava al Sinodo indetta dal vescovo Giosaphat Battistelli il 22 maggio 1722 e celebrato nel giugno (21-23) dello stesso mese, inserito nel gruppo dei quattro prefetti degli Ospitali e nella commissione sempre di quattro membri costituita per la “unione, et beneficiorum taxa”, ivi deputato a rappresentarvi il Capitolo canonicale della cattedrale. Rettore del seminario vescovile di San Martino (così risultava nel gennaio del 1755), nel marzo 1760 svolse l’incarico di convisitatore durante la quarta visita pastorale del vescovo Mario Maffei. Nel 1721, Bucciari era qualificato come segretario dell’Accademia degli Agitati (Agitatorum Civitatis Fulginiae Coetus, notizie 1721-49) che aveva il proprio mèntore nel cardinale Alessandro Albani (1692-1779, nipote ex-patre di Clemente XI), ed era “sub auspiciis divi Thomae Aquinatis”. Ma, stando a ciò che è noto, il suo esordio letterario da Agitato, risaliva al 1720, quando raccolse Applausi poetici, consegnandovi anche un suo componimento, per il matrimonio di Giovanni Battista Giusti (fratello di Domenico, v. supra) con la nobile Maria Cirocchi; e con la medesima qualifica accademica consegnava nel 1727 un suo testo poetico per le Rime di diversi autori composte in omaggio della nobile Lucrezia Cantagalli che andava a farsi clarissa della prima regola di Santa Chiara nel monastero di Santa Lucia (Foligno, Campana). Nelle collezioni della BCF, Bucciari è ben presente con documenti che vanno dal 1720 al 1734; con lui, l’arcade don Costantino Porfiri (Iperzio Acreante), anche Rinvigorito (Inculto, o Sterile), ebbe un rilievo di tutto rispetto come si vede nelle collezioni appena citate che ne attestano l’attività poetica fino al 1727 anno della morte (era della “classe” 1655). Di tutti gli Agitati che tra poco segnaleremo come tali al 1720, Costantino marcò il passo più antico, quando, nel 1702, poetò per le nozze di Eufrosina Montemellini con Bernardino Montemellini, nobili di Perugia. A sua volta, Francesco Maria Benvenuti (lo si è detto originario di Bologna) ebbe un ruolo eminente. Presente nell’editoria folignate tra il 1710 e il ’32, lasciava proprie tracce in Foligno fino al ’39 a quel che pare mantenendosi sempre Agitato, ancorché non manchino indizi di legami con i Rinvigoriti. Un quarto Agitato di un certo rilievo fu Giuseppe Lepri, le cui testimonianze poetiche presenti nelle collezioni citate vanno dal 1714 al ’29; insieme al fratello Nicola, raccoglieva e dedicava, appunto nel 1714, una raccolta di versi per le nozze della nobile perugina Francesca Borbon del Monte con il patrizio folignate Piermarino Barnabò; Benvenuti fu con loro: insieme ad altri, in particolare il nobile perugino Niccolò Montemellini.

Come già accennato, per avere un primo attestato certo della consolidata sodalità Agitata dobbiamo attendere il 1720, ovvero le nozze Giusti-Cirocchi; questo l’insieme, secondo l’ordine testuale: Bucciari, Benedetto Boncompagni, Porfiri, Benvenuti, Francesco Maria Passi (o Paffi o Pasti), Giuseppe Alaleona, Antonio Concetti, Marco Pennacchi, Tommaso Piccini, Maffeo Bonzii, Lepri (Giuseppe), Giansante Franconi: sarà stato un caso, ma si trattava di dodici letterati. Con il 1721, si affacciavano sulla scena l’abate Filippo Betori Berardi, il canonico Tommaso Bernardini, Antonio Cellini, Rinaldo Rinaldi, don Francesco Antonio Ronconi, Giovanni Paolo Scafali. Vi sono folignati, ma molti sono gli “esteri”, e qualcuno di “peso” come Alaleona (1670-1749). Un fatto da esaminare con attenzione. Si vuole che la missione del sodalizio fosse quella di “promuovere gli studi di sacra erudizione”: sta di fatto, tuttavia, che della sua attività restano le versificazioni di occasione, nozze e monacazioni. Da questo punto di vista Bucciari non fu secondo a nessuno, poetando almeno fino al ’34 come s’è già ricordato; in una costellazione di pubblicazioni non priva di qualche singolarità come quella del 1727, data alle stampa dal tipografo Campana in occasione della monacazione di Cecilia Cristalli che entrava nel monastero agostiniano della Croce. Singolarità volle che intorno alla monacanda s’incrociassero più prospettive di sodalità al femminile: della religiosa, ovviamente; delle raccoglitrici dei poetici cimenti: Maria, Teresa e Rosa, le figlie di Campana; di Ersilia Foschi, cui la raccolta venne dedicata. Una benefattrice, evidentemente; donna di lignaggio, di cui possiamo tuttora ammirare il ritratto nel palazzzo degli Elmi Pandolfi, moglie di Giovanni Battista Bolognini, e madre di quel Giovanni Francesco di cui si leggerà appresso nel profilo che lo riguarda. Donna, l’Ersilia, la quale, ormai vedova, si sarebbe ritirata dapprima a vita eremitica (1737), per poi intraprendere un percorso fondativo di comunità monastiche al femminile che si sarebbe concluso nel ’60 con la morte. Ma questa è un’altra storia. O come quella del 1732, allorquando il nostro curava la corona di Applausi poetici per le nozze del marchese romano Simone Fonseca e di Maria Margherita Vitelleschi (Tip. Campana), figlia del marchese cavaliere Ottavio, nipote di Pietro Baldassarre (v. supra), sorella del cavaliere Giustiniano (v. infra).

Diploma dell’Accademia degli Agitati di Foligno (leggibile la firma del segretario Antonio Bucciari), 1749.

Ancora nel 1749, Bucciari risultava attivo quale segretario degli Agitati. La scena accademica era ormai occupata da quei soli Sodali, ammesso che attivi ancora lo fossero. Da qui, una suggestione. Com’è noto, dal 1746 lo stampatore veneziano Benedetto Milocco mandava in macchina il Nuovo dizionario curioso sacro-profano compilato da Gianfrancesco Pivati (e avrebbe concluso l’opera nel ’51); nel ’47 era uscito il tomo IV che recava la prima voce enciclopedica su Foligno (pp. 373-380 doppia colonna). Una “voce” ricca di citazioni epigrafiche e di molto altro ancora (ad esempio la “cosa notabilissima e particolare” dei guaritori di Cancelli). Sul margine si legge: Notizie trasmesseci dalla stessa nobilissima Città. Che fosse stato Bucciari a “trasmettere”?  Magari sulla scorta delle appassionate ricerche epigrafiche dell’ormai defunto (1740) notaro (arcade e rinvigorito) Giustiniano Pagliarini? Comunque fossero andate le cose, il canonico tornava in auge nel 1759 con la Fulginia. Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, il Nostro ebbe gli incarichi di censore (1761) e di assessore (1762).

Appendice, a Dioecesana Synodus […] D. Josaphat Baptistello […] celebrata […], Mutinae, Typis Bartholomaei Soliani, 1724, pp. 18 e 20; Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; S. Frenfanelli Cibo, Le accademie di Foligno, in “Fulginia. Strenna per il 1900”, Foligno, Campi, 1899; E. Filippini, L’Accademia dei “Rinvigoriti” di Foligno e l’Ottava edizione del “Quadriregio”. (Studio storico larganente documentato), I, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1911, p. 247, nota: questo è il titolo del frontespizio; la copertina reca: Idem, Un’Accademia umbra del Primo Settecento e l’opera sua principale. (Studio storico larganente documentato), I , Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1911; Idem, L’accademia degli Agitati, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1915; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; F. Conti, Le accademie letterarie in Foligno durante il secolo XVIII, in BDSPU, XLIII, 1946 (estratto); E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; M. Sensi, Visite pastorali della Diocesi di Foligno. Repertorio ragionato, Foligno, Diocesi di Foligno, 1991, passim; C. De Dominicis, La famiglia Fonseca di Roma, in “Strenna dei Romanisti”, 53 (1992); B. Lattanzi, Storia di Foligno, III, Dal 1439 al 1797, II, 1559-1797, Roma, IBN Editore, 2000, passim; R. Tavazzi, I monasteri femminili a Foligno (sec. XIII-XVII), in BSCF, XXIX-XXX, 2005-2006, (ma 2008), pp. 33-62; R. Tavazzi, La carta di Foligno e l’attività editoriale dell’Accademia dei Rinvigoriti, in G. Castagnari (a cura di), L’industria della carta nelle Marche e nell’Umbria. Imprenditori lavoro produzione mercati Secoli XVIII-XX, Fabriano, Pia Università dei Cartai, 2010, pp. 233-252; Idem, Foligno, città-fenice anche nel Settecento, in “ArcheoFoligno”, 2010, 3, p. 7; E. Laureti nel commento a Fulginia. Rime anacreontiche di Benedetto Pisani, ed Eadem, In margine alla “Fulginia” di Benedetto Pisani, testi presenti nella ristampa di B. Pisani, Fulginia. Rime anacreontiche, edizione a cura di E. Laureti con una nota filologica di A. Turrioni, Foligno, Centro di ricerche Federico Frezzi, 2011, pp. 71 (nota 98), 106, 184; le schede biografiche compilate da B. Marinelli: Giovanni Battista Bolognini (2017); Pompeo Campana (2009); Domenico Giusti (2018); Costantino Porfiri (2012), in www.centrostudifrezzi.it ; Idem, La stamperia Antonelli in Foligno (1669-1716), in uscita sul BDSPU; Baldaccini-Menichelli, ad indcem.

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Giovanni Francesco Bolognini

SASF, ASCF, 254, Luglio 1755 – Giugno 1760
Gian Francesco Bolognini Terziere di Mezzo

In campo rosso fascia d’oro indivisa, tre monete d’argento caricate come nello scudo poste in triangolo rovescio, cioè due sopra la fascia e una di sotto. Sopra l’elmo un mezzo Leone che tiene una moneta d’argento caricata come sopra.
(BCF, A. Barnabò, ms. F-54-4-92, c. 9v, n. 8, Bolognini).

Giovanni Francesco Bolognini (1713-85) figlio di Giovanni Battista di Celio, folignate di casato patriziale (lo studioso e nostro accademico Bruno Marinelli risale a Giovanni Battista, morto nel 1529), consigliere comunale a vita, titolare delle magistrature comunali connesse al grado nobile e all’officio consiliare. Nipote ex-patre di Maria Bolognini, moglie del patrizio Filippo Elmi, Giovanni Francesco, alla sua morte, lasciava ai discendenti Elmi cognome, stemma e patrimonio ivi compreso il palazzo in contrada Morlupo, nella parrocchia di San Francesco oggi Palazzo Elmi Pandolfi. Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, il Nostro fu prencipe (presidente) del Sodalizio tra il 1771 e il ’78, e assessore negli anni 1761-62. A suo tempo, aveva fatto parte dell’Accademia degli Agitati (Agitatorum Civitatis Fulginiae Coetus, notizie 1721-49) che aveva il proprio mèntore nel cardinale Alessandro Albani (1692-1779, nipote ex-patre di Clemente XI), ed era “sub auspiciis divi Thomae Aquinatis”.

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; G. Metelli, Gli Elmi del rione Feldenghi, in BSCF, XI, 1987, albero; R. Marini, Palazzo Bolognini, poi Elmi, Elmi Pandolfi, in Residenze Folignati, Foligno, CaRiFo, 1997, s.n.p; utile anche di B. Marinelli, il profilo dedicato a Giovanni Battista Bolognini, www.centrostudifrezzi.it; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

Foligno, via C. Agostini, Palazzo Bolognini, ora Elmi Pandolfi.

Imponente edificio di impianto cinquecentesco sorto su preesistenti costruzioni medievali. Nel 1785 subentrò nella residenza la famiglia Elmi e nel 1865 gli eredi Pandolfi, tenuti per clausola testamentaria a mantenere anche il nome e lo stemma dei proprietari precedenti, oltre ad avere cura della ricca biblioteca e della notevole pinacoteca. Sul maestoso ingresso, l’iscrizione AETERNAM INQUIRE DOMUM (Cerca la dimora eterna, dalla Bibbia, Col 3,1-2). (Bettoni-Marinelli, p. 109).

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Giustiniano Vitelleschi

Vitelleschi stemma
SASF, ASCF, 249, Luglio 1730 – Giugno 1735. stemma della famiglia desunto da quello di Giustiniano Vitelleschi, nonno del Nostro.

Campo diviso perpendicolarmente, a destra in campo d’oro con un Vitello azzurro, a sinistra in campo azzurro con un Vitello d’oro, il caposcudo partito perpendicolarmente, a destra in azzurro tre Gigli d’oro, a sinistra in campo rosso tre Gigli d’oro.
Sopra l’Elmo mezzo Vitello d’oro con il motto “absit perpetuum iugum”. Nel caposcudo di rosso Croce di Malta d’oro.
(BCF, A. Barnabò, ms. F-54-4-92 c. 13v, n. 47, Vitelleschi).

Giustiniano Vitelleschi (1732-65), folignate, nipote ex-patre di Pietro (v. supra), marchese di Rigatti, cavaliere. Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, Giustiniano svolse l’incarico di segretario nel 1759 (dimettendosi il 5 gennaio ’60) e quello di censore nel 1764, anno, quest’ultimo nel quale dissertò (10 settembre) Su i voti degli antichi. Stando a ciò che si conosce, il merito più segnalato del Nostro sembra essere stato quello di aver messo a disposizione le stanze del proprio palazzo (oggi in via Antonio Gramsci 54) per le riunioni pre-fondative dell’Accademia, per la seduta del 23 agosto 1759 che varò le Leggi accademiche, e, finché visse, le tornate periodiche (la pubblica annuale si teneva nella Sala dei Decurioni della residenza municipale).

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

Foligno, via A. Gramsci, Palazzo Vitelleschi. Stanza di Giuseppe. I fratelli mostrano la veste di Giuseppe a Giacobbe e Rachele.

L’attuale edificio è il risultato di una ristrutturazione realizzata nella seconda metà del Seicento ed in seguito rimaneggiato, costituendo una complessa vicenda che ha interessato i due palazzi limitrofi.
Il piano nobile del palazzo Vitelleschi, oggi sede della Valle Umbra Servizi spa), presenta nell’atrio un’epigrafe celebrativa delle imprese del cardinale Giovanni Vitelleschi che, in qualità di legato del pontefice Eugenio IV, nel 1439 sconfisse l’esercito dei Trinci e ripristinò nel territorio di Foligno il governo della sede apostolica, e, in varie sale, decorazioni di autore sconosciuto eseguite nel sesto-settimo decennio del Seicento, con le storie dei personaggi biblici Giuseppe, David, Salomone e Mosè (Bettoni-Marinelli, p. 146).

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Feliciano Gerardi

SASF, ASCF, 230, Settembre – Ottobre 1747.
Feliciano Gerardi, secondo Priore.

Campo azzurro diviso perpendicolarmente; a destra mezza Aquila bianca coronata d’oro, a sinistra tre fasce d’oro in burella. Accollato alla Croce di Malta. Sopra l’elmo Aquila d’argento che posa sopra di quello.
(BCF, A. Barnabò, ms. F-54-4-92, c. 11r, n. 26, Gerardi).

Feliciano [Morotti] Gerardi (Ω 1791), folignate, figlio di Antonio Francesco Morotti (Ω 1730) figlio di Girolamo di Gioacchino (Ω 1702); di casato mercantile originario di Bergamo, traslato in Foligno e qui ben saldo come si evince da un censimento compilato nel 1644, assurto poi al ceto patriziale con l’accesso nel 1686 al grado di Priore Novello (Girolamo di Gioacchino, Ω 1702). Il padre di Feliciano, Antonio Francesco, una volta adottato (1719) dal suocero Francesco Gerardi (Ω 1725), commendatore dell’Ordine di Santo Stefano, aggiungeva il cognome e lo stemma gentilizio dei Gerardi e ne ereditava prerogative commendatizie e beni; talché il nostro Feliciano era comunemente segnalato come Gerardi, e, in verità, come cavaliere, benché fosse per diritto successorio titolare di commenda ed abito dell’Ordine di Santo Stefano congiuntamente al fratello Francesco. Cugino primo, come si vedrà, dell’abate Girolamo Morotti (infra), Feliciano sarebbe sopravvissuto lungamente al tonsurato, e dopo la morte di quest’ultimo (1774), nonché dei di lui fratelli: Giuseppe Maria, vescovo eletto di Foligno ma non consacrato per repentina dipartita (1777), e Bonaventura (1779) affetto da demenza, entrava in possesso del relativo, ingente patrimonio (ivi compresa la Tenuta di Navello), insieme al fratello Francesco (Ω 1786). Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, Feliciano svolse i seguenti incarichi: assessore nel 1663, prencipe (presidente) dal 1778 fino, a quanto sembra, alla morte.

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; B. Marinelli, Palazzo Morotti, poi Morotti Gerardi, Morotti Gerardi Corraducci Mazzagalli, Ceccaroni Cambi Voglia Morotti, in Residenze Folignati, Foligno, Carifo, 1997, s.i.p.; Idem, Palazzo Gerardi, poi Morotti Gerardi, Roncalli Benedetti, Mancia Salvini, ivi, s.i.p.; R. Tavazzi (a cura di), Per le campagne amene. Itinerari cicloturistici nella pianura di Foligno, Spello, Dimensione Grafica Editrice per Comune di Foligno, 2011, pp. 105-106; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

Foligno, via G. Mazzini, Palazzo Gerardi, poi Roncalli Benedetti, ora conosciuto come Mancia Salvini.

Fu fabbricato dai Gerardi negli anni Sessanta del Seicento, e fu ristrutturato (1725-’32), su probabile disegno di Paolo Soratini, eseguito da Nicolò Cesari sotto la direzione di Felice Tucci. Acquisito dai Roncalli Benedetti (1795), pervenne (1858) ai Mancia Salvini da cui ha derivato il nome e che ne hanno curato l’ulteriore abbellimento interno. La cappella, poi distrutta, era stata edificata su progetto di Vincenzo Vitali e decorata (1877-1878) dai pittori Canzio Cangi di Assisi e Domenico Bellini di Perugia. Le volte di alcune sale del piano nobile conservano decorazioni ottocentesche.
(Bettoni-Marinelli, p. 109)

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Girolamo Morotti

SASF, ASCF, 267, F. Nuti, T. Nasini, Stemmario (sec. XVIII), p. 62.

Troncato, nel primo d’azzurro al busto di Moro posto di profilo al naturale attorcigliato d’argento; nel secondo d’argento a due pali di verde, con la fascia d’argento bordata di verde e caricata di una cotissa increspata d’azzurro traversante sulla partizione.

Girolamo Morotti (notizie 1721-1774 Ω), folignate, figlio di Gioacchino (Ω 1721) di Girolamo di Gioacchino (Ω 1702), di casato mercantile originario di Bergamo poi traslato in Foligno e qui ben saldo come si evince da un censimento compilato nel 1644; assurto poi al ceto patriziale con l’accesso nel 1686 al grado di Priore Novello (Girolamo di Gioacchino, Ω 1702). Del nostro Girolamo, cugino primo di Feliciano [Morotti] Gerardi (supra), qualificato con il titolo di abate, non si conosce in letteratura che qualche sporadico cenno; certamente più noto il fratello Giuseppe Maria, priore del capitolo canonicale della cattedrale di Foligno (1763-77), vescovo eletto di Foligno ma non consacrato per repentina dipartita (1777). Verosimilmente, considerata la vastità dei beni di famiglia (Girolamo viveva con il fratello prete e il fratello Bonaventura, demente, che sarebbe morto nel 1779), il Nostro si dedicò alla cura del patrimonio annoverante, tra gli altri fondi, la Tenuta di Navello al Miglio di San Paolo, lungo la Strada Romana per Fano. Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, nel 1762 Girolamo svolse l’incarico di prencipe (presidente).

Foligno, corso Cavour, Palazzo Morotti.

Acquistato dai Morotti nella prima metà del Seicento, fu oggetto di diversi lavori di ampliamento e ristrutturazione completati tra il 1650 e il 1660. Nel corso del Settecento l’edificio fu oggetto di interventi decorativi, dovuti all’ornatista bolognese Pietro Scandellari. La corte interna dotata di pozzo.
(Bettoni-Marinelli, p. 28).

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; B. Marinelli, Palazzo Morotti, poi Morotti Gerardi, Morotti Gerardi Corraducci Mazzagalli, Ceccaroni Cambi Voglia Morotti, in Residenze Folignati, Foligno, Carifo, 1997, s.i.p.; Idem, Palazzo Gerardi, poi Morotti Gerardi, Roncalli Benedetti, Mancia Salvini, ivi, s.i.p.; R. Tavazzi (a cura di), Per le campagne amene. Itinerari cicloturistici nella pianura di Foligno, Spello, Dimensione Grafica Editrice per Comune di Foligno, 2011, pp. 105-106; M. Faloci Pulignani, I priori della Cattedrale di Foligno. Memorie, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1914, pp. 368-372; Baldaccini-Menichelli, ad indicem.

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Claudio Seracchi

SASF, ASCF, 228, Luglio – Agosto 1623, Giacinto Saracchi, quinto Priore

Troncato alla fascia d’oro, nel primo d’azzurro al Sole d’oro raggiante; nel secondo d’azzurro tre Gigli posti a triangolo 2, 1.

Claudio Seracchi (notizie 1741-98), “Buon poeta, pastore arcade col nome di Montano Substearide, fu attivissimo segretario dell’Accademia Fulginia sino al 1785. Da un elenco di soci rilevasi che viveva ancora nel 1795”, così Messini nel suo studio su L’Accademia “Fulginia” (p. 6, v.); si verificherà più avanti la validità di questa asserzione. Figlio di Alessandro (Ω 1749) e di Orsola Lezi, in letteratura non è nota la di lui data di nascita; nel 1764 o 1765, sposava Chiara Poggi di Antonio e di Clarice Vitelleschi, ma nel giro di un anno sopraggiungeva la morte di costei. I Seracchi erano titolari di palchetto nel Teatro dell’Aquila; e dal 1776, avrebbero goduto del canapè n. 51 (Francesco) al Circuito dei Canapè. Non erano presenti negli elenchi del patriziato, della nobiltà e del ceto civile con accesso al grado di Priore Novello, tuttavia esibivano la propria Arme gentilizia appartenendo al Quinto Grado Priorale. Dal 1741 (26 giugno) Claudio era stato designato erede fidecommissario dallo zio Giacinto q. Giovanni Battista, insieme ai fratelli Giovanni Battista, Francesco e don Lorenzo, canonico capitolare della cattedrale di San Feliciano; dopo la morte dello zio, Claudio potrà disporre degli interessi relativi ad un capitale monetario di 11 mila scudi investiti in Roma in altrettanti luoghi di monte non vacabili; (a Francesco, gli interessi di altri 11 mila scudi investiti; a d. Lorenzo di 2 mila, giacché egli è dotato di patrimonio proprio, somministratogli dal padre all’atto di ricevere gli “ordini maggiori” propedeutici al presbiterato; nulla, di/da questi 24 mila scudi all’altro nipote Giovanni Battista pur essendo anch’egli coerede universale di tutto il resto); con loro, Claudio sarà tenuto a vivere in comune nella casa dello zio, ne godrà in comproprietà tutti i mobili, quadri ed argenti; riceve in comproprietà la casa ed orto alla Vignòla; insieme ai fratelli coeredi, è tenuto a vendere tutte le attività commerciali dello zio a Foligno (drogheria), Trevi e Bevagna, e le attività di cereria e saponeria e ad investire il ricavato in tanti luoghi di monte non vacabili. Deceduto lo zio Giacinto nel 1745, il 29 giugno di quell’anno Claudio diventava a tutti gli effetti coerede universale fedecommissario dello zio Giacinto con i fratelli Francesco e d. Lorenzo. Il 16 ottobre del 1768 redigeva un primo testamento unitamente al fratello canonico il quale lo avrebbe revocato il 3 maggio 1775 in quanto, nel medesimo giorno, designava Claudio co-erede usufruttuario insieme con il fratello Francesco, testando entrambi come tali “in tutti e singoli suoi beni tanto stabili che mobili, semoventi, crediti, ragioni e attioni”; dalla quota di usufrutto a lui spettante, Claudio dovrà detrarre annualmente 25 scudi da destinare alla comune nipote Felice di Francesco Seracchi sposata con Cristiano Rossi, giacché Claudio, rispetto a tale quota usufruttuaria non “sostiene alcun peso”. Con sguardo lungo, peraltro, l’ecclesiastico designava erede proprietario il pronipote Alessandro, figlio di Felice e Cristiano Rossi. Il nostro accademico, ancora vivente nel 1798, insieme alla nipote Felice versava il dovuto alla Compagnia di San Leonardo e della Madonna del Pianto sulla base della concordia stipulata nel 1791 (23 aprile) in relazione a diritti vantati dalla Compagnia sull’eredità di Giacinto Seracchi, il quale, confrate di quel sodalizio, ne era stato anche “uffiziale” (1721). Per appurare la data di morte del nostro accademico, occorrono nuove ricerche.

Diploma 1761 - collage
Diploma fulgineo del 1761 – Il segretario che lo sottoscrive è Claudio Seracchi

L’attività culturale di Seracchi si sviluppò o, almeno, si collegò a tre sodalizi accademici. Fondatore della Fulginia il 23 agosto 1759, e in quanto tale immediatamente annoverato nel Collegio dei XII, la suprema magistratura accademica, ne fu eletto pro-segretario in concomitanza con il segretariato di Giustiniano Vitelleschi (supra); e a questi subentrò il 5 gennaio 1760. Tenne la segreteria ininterrottamente fino al 4 marzo 1782, come si evince dalla Nota di tutto ciò che conservasi nell’archivio dell’Accademia Fulginia nella sala priorale fatta dall’illustrissimo signor Claudio Seracchi segretario dell’Accademia e consegnata al nobil uomo signor cavalier Feliciano Gerardi principe della medesima per rinuncia fatta dal detto signor Claudio». Nel frattempo, tra il 1771 e il 1775, si era attivato invano per favorire in ogni modo la tanto agognata pubblicazione della inedita Historia dei suoi tempi dell’umanista folignate Sigismondo de Comitibus (in merito si veda la scheda dedicata a Mengozzi, infra). Infine, il 3 marzo 1795 veniva reintegrato nel Collegio dei XII, mentre, il nipote Alessandro Rossi (di cui si dirà più avanti) assumeva l’incarico di segretario. Per quanto concerne gli altri sodalizzi frequentati: il primo agosto del 1749 risultava socio dell’Accademia degli Agitati (Agitatorum Civitatis Fulginiae Coetus, notizie 1721-49) che aveva il proprio mèntore nel cardinale Alessandro Albani (1692-1779, nipote ex-patre di Clemente XI), ed era “sub auspiciis divi Thomae Aquinatis”; nel 1784, era elencato accademico di “corrispondenza” dell’Accademia degli Ergogeofili di Foligno.

L’attività letteraria nota in letteratura è la sguente:Sopra l’utilità della filosofia moderna, canzone di undici strofe che inizia con il verso Alfin non più con barbara catena, declamata durante la seduta che varò le Leggi della Fulginia, il 23 agosto 1759; Egloga di Clauio Seracchi segretario dell’Accademia Fulginia Sopra le due dee Supunna, e Fulginia, deità tutelari degli Antichi Fulginati. Recitata in publica accademia il dì 28 Gennaio 1762, inedita, è stata pubblicata con ampio commento da Laureti, De Diis, pp. 171-180 (v.); O come bella dalle vie celesti, sonetto dedicato alla dea Fulginia, e declamato il 10 ottobre 1763 (Laureti, De diis, p. 26, nota 28); Ottave di Claudio Seracchi seg[reta]rio dell’Accademia Fulginia. Recitate il dì 10 [dicem]bre 1763 (manoscritto nella BCF, F 54-4-94). Lo ripetiamo: l’attività letteraria fin qui nota.

Foligno, via B. Cairoli, Palazzo Seracchi Rossi.

Imponente, nella severa linearità, la facciata del palazzo è caratterizzata da tre ordini di nove finestre ciascuno: architravate quelle del piano nobile, incorniciate quelle del secondo ordine, incorniciate, e singolarmente le sole con decoro, quelle del terzo ordine. Edificato tra gli anni Ottanta del Seicento e gli anni Venti del Settecento dai Seracchi, è stato poi acquisito dai Rossi, per matrimonio dell’ultima Seracchi.
(Bettoni-Marinelli, pp. 119-120).

Claudio apparteneva ad una stirpe di “negozianti”.Le fortune dei Seracchi, giunti da Novara e attestati in Foligno nel 1542 con Bartolomeo di Berardo, erano iniziate con Giovanni Battista (Ω 1692), quindi si erano sviluppate in maniera vistosa con i figli di lui Giacinto ed Alessandro vissuti fino alla metà del Settecento. Una sommaria elencazione delle loro attività nel tempo, vede: una compagnia nel capitale di drogheria in Foligno cantante sotto nome Lodovico Maggi & C., ancora in essere nel 1692, dopo che era stata stabilita e rinnovata da Giovanni Battista Seracchi con i fratelli Maggi; una compagnia di negozio di ferrareccio, drogherie e altre merci in Bevagna, cantante Seracchi & Muzi (1710ca-1720), stabilita tra Giacinto Seracchi, Feliciano Muzi e Francesco Porfiri, amministrata da Giacomo Trabalza; una compagnia di negozio di telerie, drogherie, ferrarecce ed altre merci in Bevagna cantante Seracchi, Trabalza & C. (1720-34) poi Seracchi, Lepri, Trabalza & C. (1734-44); un negozio fondacale di panni ed altre simili merci in Foligno, cantante Seracchi & Lezi (1731-39) che vede l’associazione di Alessandro Seracchi e Tommaso Lezi con due esponenti del patriziato, i fratelli Giovanni Battista Roncalli Benedetti (accademico Rinvigorito, Agitato e Fulginio come s’è visto supra ad vocem) e Filippo Roncalli, poi cantante Alessandro Seracchi con l’interesse del solo Giovanni Battista Roncalli Benedetti (1740); capitale di drogheria ed altre merci cantante Giacinto Seracchi, posto in Foligno via della Campana (oggi XX Settembre), che ha costituito il nerbo commerciale e patrimoniale di quest’ultimo insieme alla cereria in via Topinello (già dei marchesi Elisei), la saponara (in via degli Animali, oggi via Pagliarini), l’orto della Vignòla, le botteghe di Spello, Trevi (esercitata dagli spoletini Francia & Bachilli), Bevagna (di cui aveva mantenuto interessi fino all’ultimo anche quando era passata sotto il nome di Trabalza & Andreoli). I Seracchi erano in rapporti di affari, tra gli altri, con il romano Tritoni (o Tritonio), che svolgeva la propria attività commerciale all’Arco di Carbognano.

Claudio appare direttamente sulla scena economica nel 1746, ma è chiaro che la sua attività economica ha origini anteriori. Comunque, il 3 ottobre di quell’anno, l’amministrazione della Ragione fondacale Alessandro Seracchi (si tratta del padre del Nostro) paga in contanti scudi 4:60 al sig. Pietro Piermarini (è il padre dell’architetto Giuseppe) per rimborso delle spese incontrate fatte per essere andato e restato più giorni in Spoleto in compagnia di Claudio. Limitandoci a segnalare il fatto, notiamo che il 4 ottobre 1749, con i fratelli Francesco e d. Lorenzo chiede deroga papale al testamento dello zio Giacinto (29 giugno 1745). Il 1761 è l’anno della vertenza di Claudio e Francesco contro gli accomandatari della drogheria Seracchi, cioè i fratelli Brunetti e Bernardino Filippini, per la restituzione di un capitale di 24 mila scudi; il 21maggio 1767, Claudio concede in accomandita ai fratelli Piermarini (Piermarino, Francesco Antonio e architetto Giuseppe) il proprio negozio di pannine cantante sotto nome Alessandro Seracchi; i fratelli Piermarini subentrano al padre Pietro che era detentore dell’accomandita sin dal 1749; ancora: il 5 maggio 1770, Claudio concede in accomandita ai medesimi Piermarini il negozio di drogheria già cantante sotto nome Giacinto Seracchi. Il rapporto con i Piermarini si consolida ulteriormente il 2 aprile 1772. Claudio riceve dai fratelli Piermarini la quietanza del proprio capitale di scudi 11 mila dato in accomandita il 5 maggio 1770 (negozio di drogheria), e conviene con i medesimi la continuazione dell’accomandita (negozio di pannine) già in atto tra suo padre Alessandro ed il defunto Pietro Piermarini loro padre (continuazione di un patto che peraltro, lo si è appena visto, i tre fratelli avevano già stipulato sin dalla morte di quest’ultimo avvenuta il 21 maggio 1767). Per detto negozio di pannina, Claudio dà in accomandita un capitale di scudi 11.729:97, proveniente: a) quanto a scudi 5.666:66 e 2/3 dal terzo a lui spettante nell’accomandita di scudi 15.500 concessa a suo tempo dal padre Alessandro a Pietro Piermarini; b) quanto a scudi 5.666:66 e 2/3 dal terzo spettante al fratello canonico d. Lorenzo, che glielo ha ceduto; e c) quanto a scudi 1.396:63 pagati in contanti.

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436;B. Lattanzi, Storia di Foligno, III, Dal 1439 al 1797, II, 1559-1797, Roma, IBN Editore, 2000, passim; F. Bettoni, Nel «Reclusorio» di Foligno: Domenico de Rossi e gli «Ergogeofili», in BSCF, VII, 1983, p. 202; G. Metelli, La lavorazione delle cere a Foligno. La cereria Vitali, in BSCF, XIV, 1990, p. 607, nota 18; M. Squadroni, L’archivio delle famiglie Seracchi-Rossi e Rossi-Montogli di Foligno. Inventario, ivi, XVI, 1992, pp. 109-160; G. Metelli, L’esercizio della aromateria a Foligno in età moderna come rilevante fattore di promozione sociale, in PR, XXX, 2007, 59, p. 187; F, Bettoni, Una ville fort marchande, in M. Fagiolo, M. Tabarrini (a cura di), Giuseppe Piermarini tra barocco e neoclassico. Roma Napoli Caserta Foligno, Perugia, Effe Fabrizio Fabbri Editore, 2010, pp. 265-275; F. Bettoni, B. Marinelli, Nuove acquisizioni documentarie sulla biografia piermariniana, ivi, pp. 314-315; E. Laureti, De Diis Topicis Fulginatium: una lunghissima storia, in G. Biancani, De Diis Topicis Fulginatium Epistola. Ristampa anastatica, edizione a cura di E. Laureti, Foligno, ArcheoClub Foligno e Centro di ricerche Federico Frezzi, 2014, ad indicem; Eadem, Arcadici componimenti: la festa continua, ivi, pp. 171-180; L. Bertoglio, Giacomo Biancani Tazzi, ivi, pp. 40-50, nota 17; G. Bertini, E. Presilla, L. Sensi (a cura di), La Madonna del Pianto di Foligno: III Centenario dell’incoronazione, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2016, p. 469.

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Giovanni Mengozzi

Giovanni Mengozzi (1726-1783), da Monte Giardino nello Stato di San Marino, abate, studioso di archeologia e numismatica, fu professore di Retorica (Eloquenza) e di Lettere Latine nel seminario vescovile di Foligno, dove fu anche vice-rettore e rettore; ha trovato un fondamentale cultore in M. Sensi, e nella di lui monografia dal titolo Giovanni Mengozzi erudito ecclesiastico; si deve a Sensi l’anastatica dell’opera di Mengozzi sui Plestini umbri (1781), la popolazione antica che sviluppò le proprie dinamiche insediative sull’Altopiano folignate di Colfiorito e relative propaggini; e si deve a F. Bettoni e R. Ganganelli, l’anastatica dell’altro rilevante studio mengozziano sulla Zecca folignate nel Medioevo (1775). A suo tempo (1907), Michele Faloci Pulignani (Ω 1940) aveva pubblicato del Mengozzi una latinamente forbitissima Vita di Sigismondo Conti (Ω 1512) rimasta allo stato di manoscritto.

Fontespizio dell’opera di Mengozzi sulla Zecca di Foligno.

Il Conti era stato un alto funzionario alla corte papale, e il commitrente della raffaellesca Madonna di Foligno (v. per un primo approccio L. Bertoglio, Sigismondo De Comitibus Fulginate, Foligno, Edizioni Orfini Numeister, 2012); l’Accademia aveva guardato a Conti come i Rinvigoriti avevano fatto nei confronti della beata Angela da Foligno, di Frezzi, di Barbati, e, sin dal 1712, dello stesso Sigismondo: con l’intento, cioè, di completare il “pantheon” storico-culturale di Foligno dando alle stampe, di Conti, le Historiae suorum temporum, rimaste allo stato di manoscritto. Come abbiamo accennato nel profilo biografico di Seracchi (v. supra) l’intento rimase tale e non ebbe esiti positivi per molte ragioni, ben illustrate da Faloci Pulignani, Messini e Sensi; tant’è che solo nel 2014, mercé un suggerimento reiterato con vera passione dall’Accademico Arnaldo Picuti, l’Accademia ha raggiunto il risultato agognato, con la pubblicazione dei due tomi titolati Sigismondo Conti. Le Storie de’ suoi tempi dal 1475 al 1510, a cura dello stesso Sensi e la collaborazione di L. Bertoglio, opera che in anastatica riproduce la versione edita nel 1883 (auspice il regio ministero di Agricoltura Industria e Commercio), e forma il n. 12 della nostra Collana “Supplementi al Bollettino Storico della Città di Foligno”. Sotto il profilo culturale, e per la tipologia e qualità della sua attività di studioso e di letterato Mengozzi è da ritenere la punta di diamante della Fulginia originaria.

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; M. Faloci Pulignani, Vita di Sigismondo de Comitibus scritta dall’ab. Mengozzi, in BrDSPU, XIII, 1907 (estratto); Omaggio a Sigismondo de’ Conti (1432-1512) nel V Centenario della morte, contributi di S. Nessi, B. Marinelli, M. Sensi, A. Tönnesmann, M. Ottavini, in BSCF, XXXVII, 2014 [ma 2015], pp. 1-222; M. Sensi, Giovanni Mengozzi erudito ecclesiastico di San Marino umbro di adozione (1726-1783), Foligno-Colfiorito, Sagra della Patata Rossa, 2000, pp. 14-15; allegato in cofanetto a: De’ Plestini Umbri del loro lago e della battaglia appresso di questo seguita tra i Romani e i Cartaginesi. Dissertazione dell’abate Giovanni Mengozzi P. A. [Pastore Arcade]Socio Etrusco Cortonese ec., In Fuligno MDCCLXXXI. Per Feliciano Campitelli Stampatore Accademico. Con Permesso; Sulla Zecca e aulle Monete di Fuligno. Dissertazione Epistolare diretta al Chiarissimo Cavaliere il Sig. Annibale Degli Abati Olivieri Giordani dall’Abate Giovanni Mengozzi. In Bologna. Per Lelio dalla Volpe Impressore dell’Istituto delle Scienze. 1775. Con licenza de’ Superiori: ora in anastatica nel volume G. Mengozzi, Sulla Zecca e sulle Monete di Fuligno, a cura di F. Bettoni e R. Ganganelli, Ristampa anastatica dall’edizione del 1775, Forlì, Sintoni/Filatelia & Numismatica per Circolo Filatelico e Numismatico di Foligno, 2008; G. Biancani, De Diis Topicis Fulginatium Epistola, ristampa anastatica, edizione a cura di E. Laureti, Foligno, ArcheoClub Foligno e Centro di ricerche Federico Frezzi, 2014; E. Laureti, Una storia a latere della nostra Accademia Fulginia, in BSCF, XXXV-XXXVI, 2012-2013 [ma 2015], pp. 157-186.

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Antonio Prosperi

Frontespizio dell’opera di Prosperi

Antonio Prosperi (Ω 1799), folignate, frate Minore Conventuale, fu padre provinciale; fu lettore di Teologia nel seminario vescovile di Foligno; i testi editi che di lui si conoscono vanno dal 1746 al 1795, e tra di essi, considerandoli nel contesto degli studi archeo-antiquariali di argomento folignate, va segnalato il compendio pubblicato nel 1781 dallo stampatore Sgariglia di Assisi, titolato Due ragionamenti sopra la città di Foligno, contenente in appendice le Ricerche di Lodovico Coltellini (1776) sopra l’iscrizione di Tutilia a suo tempo (1761) trattata dal Biancani nella sua De Diis Topicis Fulginatium. Epistola. I Due ragionamenti prosperiani (si leggono comodamente in internet) si collegano ovviamente al trattatello del Biancani avverso il quale, tuttavia, Prosperi innescò una polemica non di carattere erudito ma di carattere (meschinamente) personale, causata dagli elogi che Biancani aveva tributato al Mengozzi (di cui supra). La querelle è ben nota giacché tutti coloro che hanno trattato della nostra Fulginia vi hanno fatto riferimento. Rimasto ininterrottamente nel Collegio dei XII Viri Academiae Fulginiae Conservandae, Prosperi fu censore (1759).

Foligno, Chiostro del Convento di San Francesco, sede folignate dei frati Minori Conventuali.

Leggi dell’Accademia Fulginia, Fuligno, Campitelli, 1760; A. Messini, L’Accademia Fulginia e le altre associazioni culturali sorte in Foligno nella seconda metà del secolo XVIII, Foligno, Sbrozzi, 1932, passim; E. De Pasquale, Leggi dell’Accademia Fulginia. Origine, tentativi, ricostituzione, statuti, in BSCF, VI, 1982, pp. 239-262; B. Lattanzi, Dall’Archivio dell’Accademia, ivi, pp. 409-436; M. Sensi, Giovanni Mengozzi erudito ecclesiastico di San Marino umbro di adozione (1726-1783), Foligno-Colfiorito, Sagra della Patata Rossa, 2000, p. 11, e passim; E. Laureti, De Diis Topicis Fulginatium: una lunghissima storia, in G. Biancani, De Diis Topicis Fulginatium Epistola. Ristampa anastatica, edizione a cura di E. Laureti, Foligno, ArcheoClub Foligno e Centro di ricerche Federico Frezzi, 2014, ad indicem.

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