La militanza accademica di don Antonio Bernardini (1772-1821), iniziata nel 1795, era stata punteggiata da due eventi assai significativi. Ecclesiastico di provata fedeltà imperial-napoleonica (nel 1810 “prete giurato”com’era in uso dire), quando il 9 giugno 1811 si trattò di celebrare in Foligno la nascita di Napoleone (II o) Francesco il re di Roma, e il coinvolgimento dell’Accademia fu inevitabile, a don Antonio fu affidata l’orazione ufficiale di cui si conosce soltanto il titolo: La faustissima nascita del Re dei Romani, figlio di Napoleone I° Imperador de’ Francesi. Molto versato nelle scienze matematiche e fisiche, le insegnò nel Collegio di San Nicolò inaugurato il 1° settembre 1810, un fiore all’occhiello della Foligno imperiale improntato all’ispirazione e alle direttive di un singolare personaggio di origine portoghese Francisco De Guzman, ancora in funzione il 2 maggio 1814 quando si avviava la Reggenza postfrancese. Per le onoranze a don Antonio, la sala del Municipio fu listata a lutto, vi fu installato un catafalco, fu declinata un’iscrizione, che recitava: Antonio Bernardino/ Philosopho/ Mathematico/ Famigerato Viro/ Censorius/ Bonae Memoriae/ Accademia Fulginia/ Litterarias in ferias persolvit. Così, in certa misura, lo “spirito” di Napoleone aleggiò. Anzi si potrebbe dire che mercé la coincidenza delle due dipartite, l’onore tributato al Folignate (famigeratus, cioè uomo di chiara fama; censorius, ovvero “censore”, esaminatore, delle dissertazioni accademiche) risultò un onorevole, implicito memento del Corso. Il profilo filo-francese di Bernardini non influì sul destino del medesimo. Con la restaurazione pontificia, non perdette il suo status di priore-parroco della Collegiata di Santa Maria Infraportas (vi officiavano con lui ben dieci canonici), e nel 1815, il 24 dicembre, Bernardini diventava membro del Collegio dei XII Viri Accademiae Fulginiae Conservandae, fu eletto censore avendo a principe don Viviano Orfini, alto funzionario pontificio, poi cardinale.