La storia della famiglia Cancelli, fa osservare Maurizio, è straordinaria, tanto da spingerlo a testimoniarla seguendone il lascito, il racconto da padre in figlio. Certamente nasce da un incontro e relazione con i primi cristiani. Le testimonianze archeologiche documentano la presenza importante di una popolazione su questi monti nel periodo umbro e romano. La tradizione racconta che i Santi Apostoli Pietro e Paolo nella fase di predicazione vennero da queste parti e chiesero ospitalità agli antenati dei Cancelli. Come atto di ringraziamento per l’accoglienza ricevuta lasciarono l’abbraccio del “segnare”. Chi ha Fede ottiene la guarigione. Quindi i Cancelli non sono guaritori. Gli avi di Maurizio non hanno fatto altro che testimoniare OSPITALITA’, accoglienza dell’altro. FEDE: “Vai la tua fede ti ha salvato”. BENI COMUNI: “Vai vendi tutto e seguimi”. Per Maurizio il “segnare” non è altro che un abbraccio per chiedere a Gesù che interceda presso Suo Padre per la guarigione, quello che facevano gli Apostoli. Il primo Cristianesimo agiva con semplicità e testimoniava il diritto di tutti di vivere da fratelli: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
I Cancelli, operanti con il “segnare” prima di Maurizio, non hanno fatto altro che testimoniare questi valori dettati da Gesù. Sono valori che vanno ben oltre la religione, che investono i valori civili, la convivenza dell’umanità. Tra i Cancelli ci saranno stata anche delle “pecore nere”, ma i grandi padri hanno lasciato ai loro figli questi insegnamenti. Il padre di Maurizio gli ha sempre detto: “Fallo e sta’ zitto… prega… e nessuno deve pagare … Ricordati che i sòrdi [il denaro] sono come la roba, non te li porti via”. Insegnamenti dettati a sua volta da suo padre. I Cancelli non avevano istruzione, non erano acculturati, erano solo testimoni che trasmettevano testimonianza di padre in figlio. Basta pensare a Giovan Battista Cancelli, “Jovannìttu”, e all’incontro che ebbe con Pio IX raccontato a Maurizio dal suo nipote Giovanni Cancelli che abitava a Vallupo ed aveva oltre ottant’anni (se ne legge anche in Faloci Pulignani, storico della Chiesa). Giovan Battista Cancelli, dunque, a metà Ottocento viene prelevato in segreto da due guardie pontificie venute con una carrozza da Roma a Cancelli per far “segnare” Sua Santità Pio IX. “Hagghiate Fede”, fu la risposta che diede al Papa sofferente e a letto quando il pontefice gli chiese: “Cancelli che devo fare?” Un incontro tra uomo ed uomo, al di là dei ruoli perché le sofferenze ci rendono uguali. Il Papa la mattina successiva si alzò dal letto non più dolorante, e pubblicamente disse che era venuto un Cancelli e di avere Fede. Ritornato al villaggio, “Jovannìttu” negava di essere stato a “segnare” il Papa, e diceva: “Segnarsi è un atto interiore, personale, che lo va’ a dire a tutti!?”
Mio nonno, osserva Maurizio, mio zio Giuseppe, zio Pietro e mio padre Marino: quante storie di “guarigioni” e attaccamento agli insegnamenti dei loro padri. Mio nonno Domenico chiamato alle armi nella guerra del 1915-18 si rifiutò di prendere un fucile in mano: “Vi faccio tutto, ma io ad un altro non sparo, sono uomini come me…” Gli consegnarono un mulo ed evitò la fucilazione. Lo stesso fece mio padre nella seconda guerra mondiale, anche quando fu fatto prigioniero dai tedeschi. Quindi io con orgoglio, continua Maurizio, devo attuare i loro insegnamenti. Gli insegnamenti di Gesù e degli Apostoli, ne dobbiamo avere sempre memoria: per la loro Fede si sono fatti torturare ed uccidere. I Cancelli non si sono mai ricreduti anche quando il vescovo di Foligno dopo il Concilio di Trento li aveva scomunicati. Quello che è certo è il testimoniare della famiglia e le “guarigioni”. Dal “passa parola”, una continua presenza di uomini e donne sofferenti. Le religioni sono convenzioni per come esercitare il potere sugli uomini. Gli insegnamenti di Gesù e la FEDE nell’ARMONIA TOTALE sono altro.
I Cancelli non sono guaritori, ma testimoni del Primo Cristianesimo. Così, Maurizio Cancelli, da Cancelli.
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