Dalla Gazzetta Universale del 12 giugno 1821 (n. 24):
Londra 19 Maggio. Si legge nel Corriere di Londra l’articolo seguente: “Notizie recenti di S. Elena riferiscono, che Buonaparte trovavasi seriamente indisposto, e che da due o tre settimane non aveva abbandonato il letto. Una persona proveniente da quell’isola aggiunge, dietro la relazione di un domestico di Buonaparte, che era in uno stato così tristo, che riguardavasi come vicino il termine di sua esistenza. Non poteva nulla digerire”.
Il 17 luglio, il periodico (n. 29) riportava:
Inghilterra/Londra 22 giugno. Il Courier contiene il seguente articolo: “Il governo ha ricevuto dispacci di S. Elena in data 25 aprile. Essendo qualche tempo che si spargono voci ridicole sulla persona del prigioniero, è convenevole farne conoscere la verità. Egli non è morto; ed è assai infermo della sua idropisia. Non sarà trasferito in alcun luogo: S. Elena è la dimora fissatagli; e proseguirà a soggiornarvi”.
Finalmente, sulla Gazzetta del 24 luglio (n. 30) si poté leggere:
Parigi 7 luglio. Un dispaccio telegrafico giunto ieri, reca la notizia della morte di Napoleone Bonaparte accaduta il 5 Maggio (egli nacque il 15 agosto 1769). Eccone le particolarità riferite dai giornali inglesi del quattro del corrente, che parimente riceviamo per via straordinaria: “Bonaparte non vive più. Egli è morto il dì 5 Maggio alle sei della sera dopo una malattia, che lo teneva in letto da quaranta giorni. Egli aveva ordinato che dopo morto si facesse la sezione del suo cadavere perché dubitava che la cagione della sua malattia fosse la stessa che già aveva condotto a morte uo padre; la malattia sospettata era un canro allo stomaco. Di fatto nella sezione del cadavere si riconobbe che i sospetti di lui erano fondati, e che egli era stato condotto al suo termine da un cancro. Bonaparte fu sempre presente a se stesso sino all’ultim’ora, e morì senza affanno. Fin qui il Courier Inglese”.
Lo stesso colonnino segnalava:
Un’altra relazione scritta da S. Elena, il 7 Maggio è del seguente tenore: “Sabato 5 Maggio, alle sei della sera, e dopo una malattia di sei settimane mancò ai vivi Napoleone Bonaparte. I chirurghi riconobbero dopo la sua morte, che un cancro aveva aveva fatto gran guasto nella regione dello stomaco. Il suo cadavere è esposto sopra un letto di parata. Nelle quattro prime settimane della malattia, non appariva alcun sintomo che destasse timore, quantunque l’ammalato presentisse il suo termine vicino. Ma quindici giorni prima della morte i medici riconobbero non rimanervi più speranza di salvarlo. Dicesi ch’egli abbia ordinato in qual modo si dovessero regolare le cose sue, e principalmente le sue scritture, anzi ch’egli parlava ancora di queste, cinque o sei ore prima di morire: desiderò che si facesse la sezione del suo cadavere acciò suo figlio sapesse l’indole della malattia. Dicesi che egli lasci un testamento, il quale sarà spedito con lui e le sue scritture in Inghilterra. Negli ultimi istanti della sua vita egli è stato assistito da un Ministro della Religione, che egli aveva fatto chiamare”. I dispacci sono stati recati a Londra dal capitano Crokat del 20.mo reggimento in guarnigione a S. Elena, e vennero subito partecipati agli ambasciatori e ministri delle Potenze estere.
A séguito di informazioni via via pervenute in Europa entro l’11 di luglio, la Gazzetta folignate, nel numero del 31 luglio (n. 30, ma 31), evidenziava:
Alcuni giornali soggiungono, che Bonaparte per ispiegare il suo male diceva, che somigliava alla ferita d’un coltello che gli fosse stato piantato in seno, poi rotta la lama, e chiusa la ferita al di fuori.
Sembra certo che egli abbia ricevuto tutti i conforti della religione cattolica dal suo cappellano; fu veduto negli ultimi giorni tirar sovente le mani fuori, e congiungerle sul petto. Napoleone perdè l’uso de’ sensi, a tre ore circa del mattino il 5 Maggio. Le estreme parole che da lui si pronunciarono, furono; mio Dio… e la nazione francese.
E il 28 agosto, su informazioni londinesi del giorno 4, la Gazzetta (n. 35) scriveva:
Corre voce, che il corpo di Bonaparte fu imbalsamato a S. Elena e trasportato a Londra, ove viene destinato a figurare nel grande museo britannico, o nel gabinetto delle particolarità del re. Tale misura fu presa, dicesi, in conseguenza di nuove istruzioni date al governatore di S. Elena. Soltanto le viscere vi furono sotterrate, ed il cuore trasmesso a Parma, giusta l’estremo desiderio del defunto.
Lasciamo ai nostri quattro lettori l’onere di verificare la validità di queste voci e dicerie, suggerendo di leggere la puntuale ricostruzione di Criscuolo, Ei fu (soprattutto alle pp. 67-80, 82-83, 105-110, 175-188). Formando il sedicesimo capitolo del Napoleone di Luigi Mascilli Migliorini, si leggono splendide pagine su L’isola delle nebbie (Roma, Salerno Editrice, 2020, IV ed., pp. 426-442 e le relative, dense annotazioni alle pp. 611-618).
Parte Seconda
L’Accademia Fulginia per Napoleone
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